Perché dal 1994 al 2012 dei tempi di scalata del Poggio alla Sanremo sono PEGGIORATI di 70 secondi? Cerchiamo uno scienziato che sveli il mistero.

Posted on 26 marzo 2012

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Cerchiamo con urgenza uno scienziato dello sport. Uno di quelli (ve li ricordate di sicuro) che negli anni Ottanta e Novanta si ascoltavano spesso nelle Domeniche Sportive e nei salotti tv. Parlavano di aerodinamicità, prestazioni e alimentazione a nome di uno sport (quello italiano) che primeggiava nel mondo. Erano corteggiati e riveriti. Sapevano spiegare, motivare qualunque cosa con grafici, tabelle e discussioni dotte.

Poi sono scomparsi, chi andato in pensione chi archiviato perché ritenuto non più presentabile.

Bene, abbiamo bisogno di uno di loro. Riesumiamolo: ci serve una spiegazione, un chiarimento che solo uno scienziato di quel livello ci può dare.

Il punto è questo. Per raccontare l’ultima Milano-Sanremo (quella di Gerrans, Cancellara e Nibali) e contestualizzarla meglio siamo andati a recuperare e rivedere quasi tutti i video delle ultime venti edizioni, concentrandoci su un solo aspetto: la salita del Poggio. Quei 3700 metri con 136 metri di dislivello e il 3,7 per cento di pendenza media (la massima è l’8 per cento) che decidono o dovrebbero decidere la corsa.

Abbiamo scoperto che.

1 – Fino al 1995/1996 il Poggio veniva scalato dai primissimi in tempi compresi tra i 5’25” (che poi è il record) e i 5’50”.

2 – Attorno al 2000 sul Poggio si saliva in sei minuti netti.

3 – Quest’anno, come più o meno lo scorso anno e come nel 2010, il Poggio è stato scalato in 6’36

Eppure questi vent’anni

A – il peso delle biciclette è sceso di almeno un chilo e mezzo.

B – la componentistica (cambio elettroniche, ruote…) è migliorata enormemente.

C – Le tecniche di allenamento e alimentazione si sono evolute tantissimo.

Eppure oggi sul Poggio si sale con un tempo del venti per cento più alto di vent’anni fa a dispetto del fatto che a tirare in testa c’è gente di qualità assoluta come un Cancellara o un Nibali.

Una differenza mostruosa se pensate che in una gara di ciclismo su pista di lunghezza e durata analoghe (l’inseguimento, anche qui pura potenza aerobica) un tempo di 15” secondi più alto è uno scarto tra un professionista e un dilettante.

Bene, noi vorremmo capire il perché di questa differenza. Facendo appello a uno di quegli scienziati di una volta, bravissimi a spiegare tutto. Magari uno di quelli che trovavano naturale che l’ematocrito medio di un ciclista professionista fosse 48 (oggi è 43…) e che questo aumentasse (invece di diminuire, come fa oggi) durante una corsa a tappe di tre settimane.

Se ne conoscete qualcuno indicatecelo: non possiamo resistere troppo a lungo senza vedere soddisfatta la nostra domanda.

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