Cerchiamo con urgenza uno scienziato dello sport. Uno di quelli (ve li ricordate di sicuro) che negli anni Ottanta e Novanta si ascoltavano spesso nelle Domeniche Sportive e nei salotti tv. Parlavano di aerodinamicità, prestazioni e alimentazione a nome di uno sport (quello italiano) che primeggiava nel mondo. Erano corteggiati e riveriti. Sapevano spiegare, motivare qualunque cosa con grafici, tabelle e discussioni dotte.
Poi sono scomparsi, chi andato in pensione chi archiviato perché ritenuto non più presentabile.
Bene, abbiamo bisogno di uno di loro. Riesumiamolo: ci serve una spiegazione, un chiarimento che solo uno scienziato di quel livello ci può dare.
Il punto è questo. Per raccontare l’ultima Milano-Sanremo (quella di Gerrans, Cancellara e Nibali) e contestualizzarla meglio siamo andati a recuperare e rivedere quasi tutti i video delle ultime venti edizioni, concentrandoci su un solo aspetto: la salita del Poggio. Quei 3700 metri con 136 metri di dislivello e il 3,7 per cento di pendenza media (la massima è l’8 per cento) che decidono o dovrebbero decidere la corsa.
Abbiamo scoperto che.
1 – Fino al 1995/1996 il Poggio veniva scalato dai primissimi in tempi compresi tra i 5’25” (che poi è il record) e i 5’50”.
2 – Attorno al 2000 sul Poggio si saliva in sei minuti netti.
3 – Quest’anno, come più o meno lo scorso anno e come nel 2010, il Poggio è stato scalato in 6’36”
Eppure questi vent’anni
A – il peso delle biciclette è sceso di almeno un chilo e mezzo.
B – la componentistica (cambio elettroniche, ruote…) è migliorata enormemente.
C – Le tecniche di allenamento e alimentazione si sono evolute tantissimo.
Eppure oggi sul Poggio si sale con un tempo del venti per cento più alto di vent’anni fa a dispetto del fatto che a tirare in testa c’è gente di qualità assoluta come un Cancellara o un Nibali.
Una differenza mostruosa se pensate che in una gara di ciclismo su pista di lunghezza e durata analoghe (l’inseguimento, anche qui pura potenza aerobica) un tempo di 15” secondi più alto è uno scarto tra un professionista e un dilettante.
Bene, noi vorremmo capire il perché di questa differenza. Facendo appello a uno di quegli scienziati di una volta, bravissimi a spiegare tutto. Magari uno di quelli che trovavano naturale che l’ematocrito medio di un ciclista professionista fosse 48 (oggi è 43…) e che questo aumentasse (invece di diminuire, come fa oggi) durante una corsa a tappe di tre settimane.
Se ne conoscete qualcuno indicatecelo: non possiamo resistere troppo a lungo senza vedere soddisfatta la nostra domanda.
Gino
26 marzo 2012
Forse perché i corridori di oggi sono semplicemente più scarsi.
Meno seghe mentali, GET A LIFE.
Stefano
27 marzo 2012
Ormai chiunque sa che, a meno di eventi eccezionali, la Sanremo non si vince sul Poggio, perchè 9 volte su 10 si viene poi ripresi in pianura, quindi non ha senso dare tutto per poi trovarsi senza gambe quando serve davvero.
Inoltre, l’aver spostato il traguardo allungando la distanza tra la fine del Poggio e la linea d’arrivo è un ulteriore incentivo ad attendere gli ultimi tre km.
Sandro (@tirzan65)
27 marzo 2012
domanda retorica, risposta banale: perchè i controlli antidoping introdotti funzionano davvero (emeno male!) e le pene irrogate sono diventate un efficace deterrente al broglio.
libero
29 marzo 2012
sono d’accordo con Sandro. Passata una generazione, ne arriva un’altra, che a me sembra molto meglio….